Pubblicato su Milano Finanza il 17 Giugno 2023
di Marco Capponi
MDOTM usa l’Intelligenza Artificiale per aiutare gli investitori istituzionali nell’asset allocation e nella selezione dei titoli, lavorando in tutto il processo. Ma senza mai rimpiazzare il ruolo degli esseri umani
Provate a chiedere al super software di Intelligenza Artificiale ChatGpt di costruire un portafoglio d’investimento che rispetti determinati parametri, come il profilo di rischio o l’asset allocation preferita dal sottoscrittore.
I risultati sono quanto meno discutibili: a livello di conoscenze finanziarie (in un fondo geografico su Piazza Affari compaiono Atlantia e Nestlé), e anche sul fronte delle nozioni più basilari di rischio. Può capitare ad esempio (questo giornale lo ha sperimentato) che a un piccolo investitore con profilo di rischio medio venga consigliato-seppur con la doverosa postilla di rivolgersi a un esperto prima di prendere qualsiasi decisione - di allocare il 20% del proprio patrimonio in cripto-valute. Per capire il metro di paragone, in un recente report Credit Suisse stimava che appena il 2% di cripto nel portafoglio di un individuo ultra-ricco rappresenta un quarto del rischio totale.
Non è gioco d’azzardo
Insomma, fidarsi della ChatGpt di turno per investire è paragonabile a inserire il proprio denaro in una slot machine. Azzardo puro. È opportuno però capire un punto essenziale: l’Intelligenza Artificiale non è soltanto ChatGpt. «Il software di OpenAI è specializzato nel creare testo, la nostra AI nella comprensione e analisi dei mercati». A parlare è Federico Invernizzi, chief operating officer di MDOTM, scale-up londinese dal dna 100% italiano (e con una sede a Milano) che ben prima che ChatGpt finisse sulla bocca di tutti ha avuto un’intuizione: quella di creare una piattaforma basata sull’AI (Sphere) che supportasse gli investitori istituzionali nella creazione dei propri portafogli. Tra chi ha scelto di collaborare con MDOTM ci sono il gruppo Sella, che ha di recente avviato una linea di gestione patrimoniale basata sull’AI, ma anche Unicredit, Lazard e Momentum Global.
Foglio bianco? No grazie
Nonostante la facile suggestione i gestori possono dormire sonni sereni ancora per molto tempo: l’Intelligenza Artificiale da sola, partendo da un foglio bianco, non è in grado di costruire un portafoglio d’investimento . «O meglio», precisa Invernizzi,«teoricamente potrebbe anche farlo, ma senza un chief investment officer che scelga la metodologia e gli obiettivi del fondo, mediando anche con i propri clienti, il lavoro dell’AI avrebbe poco senso di esistere». Piuttosto l’Intelligenza Artificiale lasciata completamente libera può avere una funzione di supporto: «È in grado di fornire una visione completamente neutra e imparziale sul mondo in cu si investe: poi sta però all’essere umano decidere se ha senso seguire quella visione o no».
Portafogli cyborg
Quello che MDOTM sta già facendo è «portare un po’ di AI nel processo di investimento, senza rimpiazzare il ruolo umano». Il grande vantaggio delle macchine, in questo contesto, è la capacità di processare moli immense di dati in tempi brevissimi, svolgendo un lavoro per il quale il gestore in carne e ossa sarebbe impossibilitato, causa evidenti limiti di tempo e di dimensioni. «Essenzialmente l’AI», prosegue Invernizzi, «si può usare in tre modi: a monte del processo di investimento, cioè la capacità di generare sovra rendimento grazie al corretto posizionamento nel mondo in cui si investe; a valle del processo, ossia la costruzione effettiva del portafoglio dato un certo scenario di mercato; oppure in una forma ibrida tra i due modelli». Si tratta, aggiunge il manager, «di una serie di mansioni che i gestori fanno da sempre e che costituiscono la parte essenziale di qualsiasi costruzione di portafoglio: l’AI è complementare e semplifica il lavoro».
Lo scenario a monte
Il punto di partenza è la definizione dello scenario di mercato, l’intuition alpha. «In questo ambito», evidenzia Invernizzi, «gli input che si danno in pasto al software sono le preferenze in termini di rischio di portafoglio atteso, l’orizzonte temporale di riferimento, le asset class in cui si vuole investire, la parte del portafoglio attiva e quella a benchmark». Cosa aspettarsi a questo punto? «L’AI può delineare sia l’asset allocation, sia il sovra o sottopeso di determinate asset class». Ma può anche andare più nel profondo, «ad esempio ipotizzando i rendimenti attesi».
Il processo a valle
Se invece si ha già uno scenario di mercato definito e si vuole andare a definire cosa mettere concretamente nel portafoglio entra in gioco l’operational alpha. «In questo caso l’input è l’insieme delle aspettative che si hanno dallo scenario: ad esempio, una geografia che performerà particolarmente bene o male, o una sovra o sotto performance sui bond governativi o corporate». In questo caso la macchina «delinea il portafoglio ottimo per lo scenario che è stato impostato. Quindi, se si ipotizza che un’area geografica si comporterà bene, quali sono i titoli da inserire per poter beneficiare di questa performance?». Per ogni visione del mondo, in buona sostanza, «esiste una maniera di declinarla, che può arrivare fino ai singoli titoli, fondi o Etf da includere nella strategia. Questo processo può essere svolto dall’AI», conclude Invernizzi.
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